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L’anno volge al termine e come di consueto è tempo di tirare le somme, anche per quanto riguarda il mercato musicale.
IFPI, l’organizzazione che rappresenta gli interessi dell’industria discografica a livello globale, ha diffuso il Music Consumer Insight Report 2018, vale a dire il report riguardo il consumo di musica registrata da parte della fascia di ascoltatori di età compresa tra i 16 e i 64 anni nei principali 20 mercati musicali del mondo. Tale ricerca è stata condotta da AudienceNet.
Il report, di cui riassumeremo i tratti salienti nelle prossime righe, ribadisce in modo evidente il trend degli ultimi anni: rispetto agli anni precedenti, la musica è sempre più presente nella vita dell’ascoltatore medio con un tasso di ore settimanali d’ascolto ancora in aumento, dato direttamente proporzionale a quello per il quale lo streaming è il supporto audio dominante nel mercato.
Ma quanta musica ascoltiamo? Il campione analizzato spende in media 17,8 ore alla settimana ad ascoltare musica, delle quali una media di 2,5 ore giornaliere. E come la ascoltiamo?
L’86% dei consumatori utilizza piattaforme di streaming on-demand, non solo: il 75% consuma musica attraverso un dispositivo mobile, della fascia 16/24 addirittura il 94%. Un dato più che rilevante quest’ultimo che dice quanto gli smartphone e le applicazioni mobile dei servizi di streaming abbiano letteralmente rivoluzionato il mercato. Ben il 50% degli ascoltatori di fascia d’età 16-24 afferma che se avesse a disposizione un solo metodo d’ascolto, sceglierebbe la musica in streaming a discapito di tutti gli altri supporti fisici. Benché queste tecnologie abbiano contrastato in modo netto la pirateria e, in un certo senso, rivitalizzato il mercato, il 38% dei consumatori globali ammette di procurarsi musica attraverso violazioni di copyright.
Dove e quando ascoltiamo? Anche i luoghi fisici e i vari momenti della giornata dove viene consumata musica ci danno dati significativi: per il 66% dei consumatori il luogo dove viene consumata più musica è l’auto (in Italia addirittura al 70%), il 54% durante il tragitto casa-lavoro. Seguono i momenti di relax a casa, con il 63% degli ascoltatori e le faccende domestiche con il 54% che afferma di consumare musica durante attività culinarie e pulizie casalinghe.
Ma cosa ascoltiamo? Il genere principe è ovviamente il pop con il 64% degli ascoltatori coinvolti nel suo consumo. Segue il rock al 57% (con una presenza più forte in Italia del 59%) e la musica dance al 32%. Il 3% degli ascoltatori globali affermano di ascoltare pop italiano (in Italia ovviamente il dato aumenta sino al 58%).
Per quanto, come detto, lo streaming si piazzi al primo posto, la radio è ancora uno strumento amatissimo dagli ascoltatori: l’86% dei consumatori ascolta musica su questo iconico medium; un quarto del tempo speso ad ascoltare musica avviene via radio per una media di circa 4,4 ore settimanali spese ad ascoltare radio.
Un altro strumento fondamentale per l’ascolto e soprattutto per la divulgazione di musica risultano essere ovviamente i canali social, con innumerevoli condivisioni di contenuti musicali tutelati da copyright su queste piattaforme, in primis WhatsApp con il 35% degli utenti attivi. I servizi di user upload continuano a dominare i consumi: quasi la metà (47%) del tempo passato ad ascoltare musica on-demand viene trascorso su YouTube.
Tutti dati e statistiche che evidenziano quanto la musica e le sue metodologie d’ascolto siano cambiate nel giro di pochissimi anni.
Andrea Fabbri, M-Cube